Ciao mamme, oggi voglio parlarvi di un argomento che coinvolge tutti i bambini e gli adulti che si prendono cura di loro.
Verso i sei otto mesi capita che, proprio nel momento in cui siete felicissime perché il vostro bimbo sorride e sta con tutti, improvvisamente vi cerchi continuamente con lo sguardo anche quando è in braccio al papà, e scoppi a piangere quando vi allontanate.
Cosa succede?
Qualcuno dirà : "Eh, è abituato a stare solo con te. Non l'hai abituato a stare con gli altri", secondo la teoria che i bambini vanno abituati alle necessità degli adulti... (ma questo è un altro argomento di cui parleremo più avanti).
Verso i sei otto mesi capita che, proprio nel momento in cui siete felicissime perché il vostro bimbo sorride e sta con tutti, improvvisamente vi cerchi continuamente con lo sguardo anche quando è in braccio al papà, e scoppi a piangere quando vi allontanate.
Cosa succede?
Qualcuno dirà : "Eh, è abituato a stare solo con te. Non l'hai abituato a stare con gli altri", secondo la teoria che i bambini vanno abituati alle necessità degli adulti... (ma questo è un altro argomento di cui parleremo più avanti).
Niente cattive abitudini, anzi, state tranquille perché quando si presenta l'Ansia da Separazione, significa che l'attaccamento tra mamma e bambino è avvenuto, è forte e sano. Allo stesso tempo, gradualmente il cucciolo umano sta prendendo sempre più coscienza del fatto che lui e la mamma sono due entità diverse, separate. Se ci fate caso questo momento coincide il più delle volte con lo svezzamento, dove quel nutrimento che era un collegamento tra mamma e bambino tramite il seno materno, viene sostituito da altro cibo. Altre volte questo momento coincide con il periodo in cui il bambino inizia a gattonare e vive una piccola lotta interiore: da una parte vuole allontanarsi dalla mamma ed esplorare il mondo, dall'altra ha paura del distacco.
Questa fase che, come ho esordito, riguarda i bambini molto piccoli, si ripresenta ciclicamente nei momenti salienti della vita del bambino: l'inizio dell'asilo nido, o della scuola materna e se elaborato correttamente si ripresenterà in maniera minore via via che il bambino cresce e abbraccia il mondo: all'inizio della scuola primaria, la scuola media, durante l'adolescenza. Infatti, dobbiamo immaginare che il percorso di crescita dei nostri figli sia come una spirale, dove le emozioni nell'affrontare determinate situazioni si ripresentano sì, ma ad un livello superiore e più evoluto. Quindi quando sembra di tornare indietro, in realtà ci si sta alzando.
In genere si dice che l'inizio della scuola è il primo grande momento di distacco tra la mamma e il bambino, ma se noi avremo affrontato con rispetto anche le fasi precedenti in cui si è presentata l'ansia da separazione, affronteremo l'inizio di ogni grande momento della vita dei figli con più consapevolezza per aiutarli a diventare autonomi.
Questa fase che, come ho esordito, riguarda i bambini molto piccoli, si ripresenta ciclicamente nei momenti salienti della vita del bambino: l'inizio dell'asilo nido, o della scuola materna e se elaborato correttamente si ripresenterà in maniera minore via via che il bambino cresce e abbraccia il mondo: all'inizio della scuola primaria, la scuola media, durante l'adolescenza. Infatti, dobbiamo immaginare che il percorso di crescita dei nostri figli sia come una spirale, dove le emozioni nell'affrontare determinate situazioni si ripresentano sì, ma ad un livello superiore e più evoluto. Quindi quando sembra di tornare indietro, in realtà ci si sta alzando.
In genere si dice che l'inizio della scuola è il primo grande momento di distacco tra la mamma e il bambino, ma se noi avremo affrontato con rispetto anche le fasi precedenti in cui si è presentata l'ansia da separazione, affronteremo l'inizio di ogni grande momento della vita dei figli con più consapevolezza per aiutarli a diventare autonomi.
Ora vediamo di dare qualche consiglio valido sia per i bambini molto piccoli che per i più grandicelli, in particolare in questi giorni in cui si starà facendo l'inserimento all'asilo.
La cosa più importante è rimanere tranquille sapendo che è un momento e che passerà. Quindi, a sei otto mesi, non correte a consolare il bambino se piange perché non vi vede, ma fermatevi davanti a lui prima di prenderlo in braccio e rassicuratelo con la voce, le parole; "La mamma è qui".
Ad esempio: nel caso in cui il bambino che sa giocare da solo 15 o 20 minuti improvvisamente cerca improvvisamente la mamma, richiama la sua attenzione piagnucolando, a volte anche piangendo più forte, la mamma si avvicinerà lentamente senza dare segno di interrompere ciò che stava facendo perché messa in allarme. Il bambino non si è fatto male e anche lui deve percepire dal nostro tono che non è successo nulla di grave.
Invece di prenderlo in braccio optiamo piuttosto per sederci noi con lui, al suo livello possiamo poi prenderlo sulle ginocchia. Non offriamo subito un gioco per distrarlo dal suo malessere, gli insegneremo che nella vita la soluzione sta nello spostare l'attenzione piuttosto che stare sulla situazione per comprenderla. Non distraiamolo facendolo ridere perché si dimentichi il motivo per cui piangeva, appena lo metteremo giù il problema si ripresenterà, dobbiamo piuttosto gradualmente agevolare il distacco.
Se è disperato chiaramente lo prendiamo ma subito, appena si calma, lo mettiamo giù, vedrete che la volta successiva il pianto durerà meno. Se appena lo mettiamo giù ricomincia a piangere, lo riprendiamo in braccio, prendiamo un gioco che lo attrae, glielo diamo in mano e quando inizia a giocarci, ci mettiamo giù con lui. Cioè ogni passaggio dev'essere graduale e il centro della sua attenzione non dobbiamo essere noi:
Ad esempio: nel caso in cui il bambino che sa giocare da solo 15 o 20 minuti improvvisamente cerca improvvisamente la mamma, richiama la sua attenzione piagnucolando, a volte anche piangendo più forte, la mamma si avvicinerà lentamente senza dare segno di interrompere ciò che stava facendo perché messa in allarme. Il bambino non si è fatto male e anche lui deve percepire dal nostro tono che non è successo nulla di grave.
Invece di prenderlo in braccio optiamo piuttosto per sederci noi con lui, al suo livello possiamo poi prenderlo sulle ginocchia. Non offriamo subito un gioco per distrarlo dal suo malessere, gli insegneremo che nella vita la soluzione sta nello spostare l'attenzione piuttosto che stare sulla situazione per comprenderla. Non distraiamolo facendolo ridere perché si dimentichi il motivo per cui piangeva, appena lo metteremo giù il problema si ripresenterà, dobbiamo piuttosto gradualmente agevolare il distacco.
Se è disperato chiaramente lo prendiamo ma subito, appena si calma, lo mettiamo giù, vedrete che la volta successiva il pianto durerà meno. Se appena lo mettiamo giù ricomincia a piangere, lo riprendiamo in braccio, prendiamo un gioco che lo attrae, glielo diamo in mano e quando inizia a giocarci, ci mettiamo giù con lui. Cioè ogni passaggio dev'essere graduale e il centro della sua attenzione non dobbiamo essere noi:
Quando dobbiamo lasciare il bambino con qualcuno che conosce o all'asilo, sia che sia molto piccolo o che abbia 3 anni, ripeto anche se ha pochi mesi, diciamogli sempre che stiamo andando via, salutiamolo con il sorriso. Lui non ha il senso del tempo ma se il fatto di andare via è seguito dal nostro ritorno, imparerà che torniamo, se invece ce ne andiamo senza dire niente, con la nonna o l'educatrice pronta a distrarlo ai primi segni di disperazione, imparerà che in qualsiasi momento e inaspettatamente possiamo scomparire. Bastano poche parole perché il bambino non può capire che il panettiere chiude se non andiamo in orario e tutte le nostre motivazioni: A lui interessa il nostro tono e che sia rassicurante: "Adesso stai un pochino con la nonna, io arrivo subito". Oppure all'asilo: "Adesso io vado via, tu fai un gioco piccolo e poi torno". Il bambino è già in braccio alla nonna, o per mano dell'educatrice, non occorre fare o dire altro, si va. Non si torna indietro se piange. Spesso il pianto è il suo modo di chiedervi di restare e appena non vi vede smette, perché l'oggetto delle sue richieste non c'è più, a che serve piangere? Può capitare invece che il bambino ricominci appena vi rivede, dopo 4 ore e voi avrete l'impressione che non abbia mai smesso, ma non è così, fidatevi delle educatrici pronte a raccontarvi com'è andata la mattinata. Se siete troppo ansiose fate fare l'inserimento a un'altra figura adulta di riferimento per il bambino (papà, nonna). Se vi viene da piangere quando lo vedete piangere pensate che le vostre emozioni sono del tutto naturali e giuste: mettetevi d'accordo con l'insegnante per poter fare una telefonata a breve per sentire come sta il bambino. Non spiatelo da fuori, dategli fiducia e date fiducia alle insegnanti, per quanto vi può risultare difficile.Quando tornate a riprenderlo, niente regali, per lui il dono più bello siete voi e il fatto che avete mantenuto la parola. In breve il bambino comprenderà questo meccanismo e vorrà rimanere a scuola anche oltre l'orario...
In qualche caso però questo non succede: il bambino piange fino a quando tornate a prenderlo, sembra non abituarsi ai compagni, vuole sempre stare vicino all'educatrice. Che fare? Vorreste rassicurarlo ma il momento dell'ingresso a scuola diventa fonte di ansia maggiore ogni giorno che passa.
Allora occorre vedere caso per caso cosa succede e cosa si può fare.
Se avete bisogno di qualche consiglio personale scrivete pure e DiteLo allaTata.
Intanto, buon distacco a tutti!
Allora occorre vedere caso per caso cosa succede e cosa si può fare.
Se avete bisogno di qualche consiglio personale scrivete pure e DiteLo allaTata.
Intanto, buon distacco a tutti!

Nessun commento:
Posta un commento