Cominciamo col pensare ad un nuovo amico, un bambino, che arriva a casa nostra quando qualcuno di grande ha deciso che forse casa sua per un po' non va più bene... per un po', per il tempo necessario perché i grandi ritrovino l'ordine, la pazianza, il cambiamento.
Questa è la Storia di un Incontro. La storia di una famiglia che si apre all'esperienza dell'Affido.
Più di qualche volta mi è capitato che al suono della parola "Affido" il mio interlocutore mi fermasse dicendo: "No, no, non fa per me."
E' grande la paura di prendere sulle nostre spalle un altro: di quest'altro vediamo solo i suoi numeri e la quantità dei suoi problemi. Quando ascolto la quotidianità delle famiglie affidatarie invece, in mezzo alle difficoltà, che sono di tutti, la frase che sento più spesso è: "Il ritorno d'affetto che quest'esperienza ti dà non è misurabile."
Credo che a volte sia la stessa paura di affidarci, il linguaggio conosciuto del no, la cura del proprio, a non farci coltivare nel nostro giardino le erbe selvatiche oltre che ai fiori da balcone. Eppure l'affido per chi lo fa, o meglio per chi lo sente, ha poco a che vedere con la generosità. E' più un modo di guardare a quel giardino senza soffermarsi sulla rete, ma vedendo nelle contaminazioni un'occasione di crescita per tutti.
L'esperienza di aprire la porta di casa ad un bambino è un segnale forte anche nei confronti dei nostri figli, o di nostro figlio, il quale sempre più spesso è unico. E' l'esempio dell'accoglienza che ci renderà e renderà i nostri bambini, uomini futuri, aperti, generosi, accoglienti a loro volta.
Allora vi aspetto al corso di in-formazione su questa realtà poco conosciuta, quanto affascinante dell'affido e della vicinanza familiare: non parliamo soltanto dell'accoglienza di bambini per un periodo di tempo, ma di forme di solidarietà e di aiuto concreto alle famiglie a noi vicine.
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