giovedì 18 aprile 2013

ChiediLo a Cri laTata: ma quanti impegni hanno i nostri figli?

Oggi rispondo ad una domanda che mi è stata posta durante un incontro di formazione per i genitori della suola dell'infanzia: 

E' giusto insistere con i figli perché frequentino un'attività pomeridiana, fino alla fine dell'anno per coerenza con l'impegno preso?
In questi ultimi anni la tendenza a frequentare un'attività dopo il tempo scolastico già in tenera età, a quattro o a cinque anni è in aumento. 

Il desiderio di non far mancare le possibilità di fare nuove esperienze, il timore che i figli si sentano esclusi da una situazione che coinvolge i loro amici, porta le famiglie a dividersi tra orari, impegni e corse. Per alcune mamme il lavoro inizia quando escono dall'ufficio... il lavoro dell'autista.
Così alla scuola dell'infanzia, il cui orario è pieno fino alle 16,00, si aggiunge nuoto, ginnastica artistica, danza, calcio...
Poi alle elementari, oltre allo sport e allo strumento musicale i bambini cominciano ad avere degli impegni sociali importanti: catechismo e gruppi associativi. In un batter d'occhio tutti i pomeriggi o quasi sono impegnati.
Ma ora veniamo alla domanda che le mamme ad un certo punto dell'anno scolastico spesso si pongono: è giusto chiedere ad un bambino di portare alla fine dell'anno l'impegno preso?

A quattro, cinque, sei anni, il senso del tempo dei bambini non è interiorizzato allo stesso modo che negli adulti. Chiedere ad un bambino di concludere in tempi lunghi un compito, il più delle volte ha l'effetto di portare alla nausea un'attività probabilmente piacevole, ma che richiede un impegno non adatto alla sua età. Ci sono poi, dall'altra parte, bambini molto attivi e disposti ad organizzare il loro tempo in modo da non annoiarsi mai. Tante attività diventano altrettante occasioni di gioco e scoperta. I bambini vanno però tutelati, occorre rispettare i loro tempi, anche di questi ultimi che sembrano non accusare fatiche, anzi rispondono con entusiasmo alle proposte. 
Lo sport, la musica e altre discipline richiedono impegno nel tempo, fatica nel raggiungere un risultato che non è immediato.
Certo, l'approccio propedeutico e quindi l'avvicinamento attraverso il gioco allo strumento musicale o all'attività sportiva è il modo migliore per creare opportunità di sperimentarsi per poi, successivamente, quando la maturità lo consente, scegliere.

Quindi se vostro figlio si è stancato di frequentare un'attività pomeridiana, a volte è per il semplice fatto che l'amichetto con cui si trovava, non viene più. Spesso vediamo i bambini entusiasmarsi per le novità con lo stessa energia con cui si stancano pochi mesi dopo.
Allora sì alla libertà di scegliere e sperimentarsi, sì al portare a termine l'impegno preso, ma cerchiamo impegni che i bambini di 4,5,6,7 anni possano rispettare.
Corsi brevi, che abbiano un inizio e una fine, di 2, 3 mesi al massimo. Oppure periodi di prova in accordo con i bambini, piccoli step da verificare, tempi brevi a cui poter rimanere fedeli.
Infine facciamoci una domanda: "E' veramente utile a mio figlio quest'attività?"
Siamo noi adulti a discernere cosa fa bene da cosa fa male a nostro figlio, non basta che lui voglia una cosa per concedergliela. A volte sono gli insegnanti stessi che consigliano un'attività piuttosto che un'altra perché notano i bisogni dei bambini: di socializzare, piuttosto che di fare esercizio fisico. Chiedete un consiglio.
E infine, non temete di non accontentare vostro figlio, l'esercizio dell'attesa è importante quanto quello della libertà.


Buon lavoro
Cri laTata 340 6261961

4 commenti:

  1. Cri, mi è piaciuta molto questa risposta. l'esercizio dell'attesa: non ci avevo pensato. Grazie! a presto.. Sara & co

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  2. grazie a te. si potrebbe anche scrivere una canzone: "l'esercizio dell'attesa..." Max gazzè, o fiorella Mannoia, o battiato...

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  3. Ciao sono Tiziana Bado ed ho letto con piacere quello che hai scritto anche perche' avevo gia' letto un articolo in merito. era uno studio americano dove si parlava appunto dell'educare all'attesa. Iniziando nella quotidianita' con piccole cose e piccoli tempi.

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  4. ciao Tiziana,
    sono contenta che anche tu condivida questo pensiero, spesso noi per primi abbiamo bisogno di rieducarci a quell'attesa a cui i nostri genitori, anche inconsapevolmente, ci allenavano. Ricordo che quando dicevo a mia madre che mi annoiavo, lei mi rispondeva: "Esci e trovati qualcosa da fare". Forse oggi lo troveremmo quasi inconcepibile: lasciare i figli da soli, magari fuori a far qualcosa che non sia strutturato per imparare, socializzare, ecc. Chiaramente sto estremizzando un po', ma per dare l'idea di come siamo pronti verso la soddisfazione dei bisogni dei piccoli, senza lasciarli tendere, o attendere...
    a presto
    cri

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