sabato 21 settembre 2013

Mangiamo a tavola... seduti e felici!

Dai campi estivi a questi giorni di dopo scuola sono sempre più a contatto con bambini durante l'ora del pranzo, quindi desidero fare alcune riflessioni.
Il momento del pasto dev'essere piacevole, consumato in un tempo "giusto", condiviso...
Spesso invece è costellato da "Dai, mangia, ... un altro pochino..." Ovvero genitori sfiniti alla mercé dei capricci dei loro bambini e che si rassegnano a preparare quelle due o tre cose che sicuramente i figli mangeranno senza storie.
Poi ci giustifichiamo dicendo che i bambini hanno i loro gusti e che non possiamo obbligarli a mangiare.
Giustissimo! Condivido: ognuno di noi ha preferenze alimentari e nulla è più odioso dell'obbligarci a ingurgitare cibi sgraditi.
Quindi arriviamo al primo punto:
1) Il pasto piacevole.
Il gusto (di bambini e adulti) si educa.
Più ci abituiamo ad assaggiare alimenti diversi, più impariamo a gustarli. 
Ho il ricordo di una bambina nigeriana che all'asilo mangiava due o tre cose e a casa con la mamma si abbuffava di una carne piccante immersa in una salsa marrone e filamentosa. Chiaramente, fin da piccola era stata abituata a quel gusto.
Quindi: come fare ad invitare i bambini all'assaggio senza obbligarli?
Per prima cosa spiego loro perché è bene assaggiare sempre, anche se i pomodori li hanno già assaggiati la settimana prima e non li vogliono neanche vedere. Dico loro che i gusti cambiano spesso e quindi è bene non smettere di assaggiare, scopriremo un giorno che ci piacerà ciò che oggi non apprezziamo.
Questo è vero in parte. La realtà è che se impariamo ad assaggiare tutto, un po' alla volta ci abituiamo ai gusti nuovi: un pezzettino piccolo per sentirne oggi la consistenza, domani percepiamo che è dolce, dopodomani che è fresco: un esercizio dei sensi.
L'assaggio dev'essere divertente, non costretto.
Non sopportavo le maestre che passavano con l'insalata e ne mettevano una foglia a tutti i costi sul piatto dei bambini, tanto che loro si stendevano con le braccia per non subire l'invasione di piatto.
"Un bravo ai bambini che assaggiano", e appena lo fanno chiedere "com'è?"
Buono, cattivo, aspro, dolce. La risposta non inficia la stima o la bravura del bambino.
"Bene, ora che hai sentito che è molle, crudo, asciutto, lascialo pure sul piatto. Sei stato molto bravo perché hai assaggiato."
Sempre gratificare i bambini anche con qualcosa di deciso insieme (non sceglierei premi in senso stretto e tanto meno dolciumi, a parte casi eccezionali).
Io uso un cappello da Capotreno. 
2) Il pasto consumato nei tempi giusti... ovvero mangiamo seduti a tavola serenamente.
Chiamiamo i bambini a sedersi soltanto quando è pronto. Se sono grandicelli possiamo anche chiedere loro di aiutarci a preparare la tavola. La regola dev'essere chiara: si sta seduti finché abbiamo finito di mangiare. Poi, quando tutti abbiamo terminato e magari noi genitori amiamo rimanere a chiacchierare, mandiamo i bimbi a giocare. Ma non permettiamo di trasgredire questa regola una volta si e una no. Se ci accorgiamo che fanno ancora fatica a rimanere seduti per il tempo del pasto, cerchiamo di accorciarlo, preparando primo e secondo di fila, senza tempi morti. Evitiamo di rincorrere i bambini con la forchetta. Anzi , se li abbiamo abituati così, se si alzano, togliamo loro il piatto. Quando si accorgeranno che in questo modo il pranzo è finito e che non possono più ricattarci col mangiare a tutti i costi (anche facendosi rincorrere per la casa) rimarranno seduti la volta successiva, almeno fino a quando saranno sazi.
Chiaramente (per i bambini più vivaci), gratifichiamo prontamente la prima volta che stanno seduti, piuttosto che rimproverarli le volte che si alzano. Ricordiamoci che per loro non è un capriccio, è proprio una gran fatica!
3) Il pasto è un momento di condivisione
Sapete cosa differenzia (principalmente) l'essere umano dagli animali?
Che l'uomo mangia in compagnia, anzi la maggior parte delle relazioni si costruiscono intorno alla tavola.
Lo stesso chiaramente deve valere per la nostra famiglia e nel rapporto coi figli.
Quando mangiamo non condividiamo solo il pasto, ma le relazioni.
A tavola non stiamo troppo concentrati sul mangiare tutto, sull'assaggiare, sul rimanere seduti. Certo, le regole ci sono, ma noi ci troviamo intorno a quel tavolo soprattutto per fermarci, rilassarci, raccontarci la giornata... di fronte a un bel piatto di pasta. Questa, tra tutte, ricordiamoci che è la regola più importante. Più i componenti della famiglia la percepiranno come tale, più semplice risulterà l'alimentazione varia, il rimanere seduti e buoni. Perché siamo insieme, chiacchieriamo, ridiamo, scherziamo mentre mangiamo... e non viceversa. Ricordiamo che il primo cibo dell'anima sono le relazioni.
Ultimo... ma non ultimo: mangiamo tutto!
Il buon senso e la giusta misura dev'essere la nostra guida. Se ci accorgiamo che abbiamo riempito troppo il piatto del nostro bambino, non pretendiamo che mangi tutto, anzi ricordiamogli di dirci di mettere poco cibo nel piatto e soprattutto, quando abbiamo di fronte bambini che mangiano poco, non riempiamo mai il  piatto, diamo loro meno di quanto mangerebbero. Spesso questi bambini, semplicemente più lenti, si scoraggiano di fronte al piatto pieno, pensano di non farcela e rinunciano in partenza. Invece, poco per volta si sentiranno gratificati (e voi li gratificherete a vostra volta) vedendo di essere riusciti a svuotare il piatto.
Perché si deve mangiare tutto?
La maggior parte dei bambini vi risponderà che è un peccato buttare via il cibo quando i poveri muoiono di fame.
Anche un adulto sa che ciò che è nel piatto di un benestante non andrà per osmosi a compensare ciò che non c'è nel piatto di un povero, inoltre, fortunatamente a mio parere, i bambini non provano quel senso di colpa che ci spinge probabilmente a mettere fianco a fianco le nostre situazioni con quelle "meno fortunate di noi".
Ciò che i bambini comprendono molto bene è la loro realtà. Per cui se c'è un motivo per cui loro debbano mangiare tutto (quindi premesso che abbiamo dato loro la giusta quantità, che amino quel cibo e che siano in salute) questo motivo è da ricercare nel fatto che tutti i giorni mamma e papà lavorano per prendere i soldini, per comperare quel cibo, per preparalo.
Vi sembra un motivo troppo materiale? legato al denaro e non a un valore alto come l'amore per il prossimo?
Io c'ho pensato tanto, soprattutto da quando lavoro e preparo il mio pasto: non butto via niente perché so quanto mi è costato in termini di denaro e preparazione. 
Buon appetito!


Avete qualche difficoltà a pranzo e a cena?
Scrivetemi!









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