mercoledì 10 aprile 2013

Come funzioniamo Bene


Condivido un articolo molto interessante. In maniera sbrigativa lo intitolerei "Sulle emozioni", invece ad un secondo sguardo dico: "Come funzioniamo... bene: riflessioni su un Io e un Tu in costruzione del Noi.

"Voglio pensarmi soggetto di fronte ad altri soggetti, voglio inscrivere le mie relazioni in un’ottica che
comprenda l’Altro come parte integrante di Me. Allora Tu mi sei indispensabile, non più come limite, o come oggetto di amore o conoscenza. Ma come parte di me, utile a costruire tutto ciò che in me è crescita.
E succederà che io mi renderò conto che non esiste un Io e un Tu assoluti, fuori della relazione che instauriamo. In conseguenza di questo ci accorgeremo che sia Io che Tu siamo pieni di potere l’uno sull’altro, e pieni di vulnerabilità, l’uno verso l’altro. E occorrerà subito che uno di noi due cominci ad assumersi la responsabilità di quello che, Io e Tu, stiamo facendo l’uno con l’altro, l’uno all’altro. Io come soggetto, con le mie emozioni, le mie percezioni, le mie verità, di fronte ad un altro soggetto, col suo mondo, la sua storia, il suo percorso, la sua particolare maniera di funzionare. E tra di noi questo spazio straordinario della relazione, dove entrambi produciamo un sacco di eventi, questo spazio mobile, incerto, fragile, ibrido, dove costruiamo passo per passo un piccolissimo pezzetto di verità comune, di significati condivisi, di emozioni scambiate, ascoltate, accolte, di progettualità nuova.
Responsabilità significa qui che io mi prendo carico di me e di te, e di me e di te nel mondo. Significa che la mia soggettività, il mio modo parziale e unico di vedere le cose, le mie emozioni, i miei sentimenti, le mie motivazioni, li colloco accanto ai tuoi, a cui accordo lo stesso identico diritto di cittadinanza.
Da un pezzo abbiamo capito che le emozioni hanno le loro buone ragioni, che la mente razionale non solo non sa cogliere, ma oltre una certa soglia, non riesce proprio a fermare.
Educare le emozioni. Quindi il primo passo da fare sarà di accoglierle, queste emozioni, e poi dovrò cercare un modo non distruttivo per esprimerle, dovrò imparare a usare questo meraviglioso strumento di simbolizzazione che è il linguaggio, e così le potrò comunicare, raccontare, confrontare con gli altri. E posso diventare abile ad impedire che si traducano immediatamente in azioni dirette. Significa che mi alleno fin da piccolo a sentire le mie emozioni, discriminarle, esserne consapevole, e soprattutto mi alleno a contenerle, filtrarle e condividerle, trasformarle in energia positiva per progettare (gettare avanti) me in un mondo esterno che include altri Io, altri Noi."
(Le domande difficili – di Rosella De Leonibus)

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